Internet? E' nato a Paperopoli
Internet? È nato a Paperopoli. Ecco le prove: riprendete in mano il Topolino del 19 e del 26 giugno 1983. Titolo della storia: «Zio Paperone e la rivoluzione elettronica», autori Giorgio Pezzin e Massimo De Vita. A scoprirlo è stato il collega Sergio Bocconi, qualche anno fa. Per intendersi il primo sito web ideato da Tim Berners-Lee, quello del Cern, è del 1989. Ma la cosa interessante è che questa paternità ante litteram mostra ora di non essere solo un fatto letterario: Disney, dopo aver lanciato il proprio servizio di video in streaming in piena pandemia, dunque da meno di un anno, ha già superato gli 88 milioni di abbonati. Per intendersi Netflix, che è nata quando c’era ancora Blockbuster, ne conta circa 200 milioni. La differenza è che la Disney Brothers Cartoon Studio venne fondata nel 1923 (peraltro uno dei primi finanziamenti arrivò dalla Bank of Italy, che oggi si chiama Bank of America). È nata con la carta, oggi domina lo streaming e il digitale. Disney è un caso da studiare, non solo nelle università, perché dimostra che il passaggio da analogico a digitale può avvenire. Ma non da un giorno all’altro. Se guardiamo a questi ultimi anni il cambio di pelle della società è stato lento, lungimirante e continuo. Ha acquistato Star Wars (facendo di George Lucas uno dei cento uomini più ricchi del mondo). Ha acquistato la Pixar, creata da Steve Jobs sempre partendo dalla società di effetti speciali dello stesso Lucas. Oggi può sembrare scontato: chi ha i contenuti domina. Da Biancaneve a Star Wars e alla Marvel non ci voleva poi molto a creare il salto di specie, si potrebbe pensare. Peccato che in molti abbiano provato, con altri risultati: pensiamo ai diritti sulle canzoni. Come mai non è nata la seconda Spotify dalla Sony? La verità è che quella dei vecchi geniali Topolini di Romano Scarpa (reinventore di Macchia Nera) o Guido Martina e Angelo Bioletto (genitori della parodia dantesca che andrebbe studiata a scuola, L’Inferno di Topolino) avrebbe potuto essere la storia della Kodak. «Io son nomato Pippo e son poeta/ Or per l’inferno ce ne andremo a spasso/ Verso oscura e dolorosa meta.» La lezione è che anche se si attraversa la selva oscura della disruption digitale, con la giusta guida (Virgilio o Pippo?) si può lo stesso uscir «a riveder le stelle». E pensare che sarebbe bastato studiare Topolino, nel 1983.
di Massimo Sideri |
Editorialista Corriere della Sera e Responsabile Corriere Innovazione |